Magari in tutti questi anni l'uomo ha imparato più ad ascoltare con la mente che con l'orecchio, ma il punto è che ogni volta che un' informazione oltrepassa il padiglione auricolare e si intrufola nella ragnatela cerebrale... tac!.. scatta il delirio.
L'informazione viene presa, stritolata, imprigionata e sottoposta ad accurati interrogatori, e tramite questi processi comincia a prendere una forma che si incastri a quella della nostra mente.
L 'informazione non è più informazione ma una nuova parte di noi stessi, filtrata, modellata e spesso privata del suo vero valore di informazione. In molti di noi questo processo deve essere fatto per forza altrimenti ,se non riusciamo a incanalarla, automaticamente la perdiamo. E' per questo motivo che ognuno poi interpreta una frase come gli pare.
Ad esempio:
Rosa dice a Maria: "Maria, ieri ho provato per la prima volta il pesce col mio fidanzato, è stato fantastico!"
Maria con gli strumenti che ha in testa (strumenti= statod'animoattuale+esperienze+intelligenza+gradodisimpatiaperRosa+...)comincerà a scremare l'informazione per renderla anche meno noiosa di quella che in realtà è (meno è noiosa e più sarà semplice farla passare) cambiandola in "A Rosa è piaciuto il pesce col fidanzato", a
"Rosa ha provato il pesce del fidanzato" per finire nel canale
"A Rosa è piaciuto parecchio trombare col pesce del fidanzato" per finire nella cella
"Rosa è una porca".
Ahah, blasfemo!?!?! No, è il processo mentale di una donna media italiana frustrata.
Non ci credete? E provate a dire allora che avete provato il pesce, dagli occhi capirete che ha attuato tutto questo processo in un macromillesimo di secondo.
Perchè dico questo?
Perchè ho notato che molto spesso noi non ascoltiamo, ci limitiamo a trovare un valido posto nel nostro cervello a questa nuova informazione che ci viene fornita, per non creare troppi scombussolamenti interni.
Certo, questo non succede quando dentro al padiglione abbiamo qualche etto di prosciutto... in quella situazione la nostra testa si muove ritmicamente ad ogni cadenza finale di ogni frase dell'interlocutore, mantenendo un composto atteggiamento sorridente con gli occhi spalancati. Siamo simili a degli stoccafissi insomma.
Generalmente tutti siamo in grado di sentire, e l'atto di sentire è inteso come un passivo aspettare, aspettare quell'intercalare che ci permetterà di prendere la parola e di poter parlare principalmente di una sola cosa: di noi.
Ho scoperto il piacere di ascoltare e di osservare quando mi sono stancata di parlare, di dover per forza riempire degli spazi vuoti di silenzio rindondante, mi sono accorta che era un continuo parafrasare di cazzate fatiscenti, pensieri abbozzati di un mondo che mi apparteneva ma che non volevo riconoscere tramite le parole.. e così ho cominciato a non parlare.
Avete mai provato a ritagliarvi almeno 10 minuti di trasognata solitudine quando siete in un bar affollato di gente? Provateci: mettete in stand-by la vostra immagine e collegate in presa diretta le orecchie e gli occhi con il cervello, ma soprattutto gli occhi se scegliete di osservare persone lontane.
Cosa vedete? Un grumo pregno di messaggi non parlati, spesso più veri delle parole che vengono pronunciate. Prima della parola tutti sono in grado di mandare messaggi di se tramite il proprio corpo, un cenno col capo, o il giocherellare con le ultime gocce di vino contenute nella flute. Messaggi reali, la parte scritta col pennarello invisibile tra righe e righe di inchiostro nero. Il vero messaggio sos è dietro l'inchiostro. L'osservazione del liguaggio del corpo, ad esempio, permette di spogliare l'informazione e di arrivare direttamente alla pelle nuda del significato .
Impari a capire in anticipo quando quella persona sta per cambiare discorso o sta per dirmi che tra cinque minuti tornerà a lavoro, quando una persona sta cercando di lanciare un sassolino per vedere quanto profonde sono le tue acque, e quanto potrebbe prendere da te.
Impari a conoscere le persone non tramite le loro descrizioni che fanno di se ma dalle frasi che si lasciano scappare nei momenti in cui sono più rilassate, come uno smontare una tastiera, o sganciare una cintura, o le ultime due parole prima di prendere strade diverse per tornare a casa.
Quando si è più rilassati si controllano meno le parole, e si tende più a parlare con la bocca che col cervello e, meno filtri, più informazioni vere.
Vi siete mai chiesti perchè molti colloqui di lavoro si consumino più davanti a una pizza che ad una scrivania di un ufficio? Credo che spesso vada in questo modo per questo motivo: più si è rilassati, più si danno informazioni, reali. Un uomo medio come me non penserebbe mai ad una cosa del genere, è per questo che molti manager se ne approfittano, e fanno buon viso a cattivo gioco. Una pizza con contorno di trappole e ingegnosi inganni e tu ingenuo, le mangi tranquillamente tutte, e lui intanto prende la password per tutti i tuoi accessi. Furbo? Non lo so, per me che fino a 4 anni fa non ci avrei mai fatto caso direi che è geniale e lugubre allo stesso tempo.
Impari che non sono le parole a darti il vero significato del vero messaggio, ma tutto il contorno. La totalità, senza scremare nulla.
E se a volte ci sono delle incomprensioni può essere proprio dovuto ad un eccessiva scrematura del tutto, e che abbiamo lasciato a casa quel tassello che non ci ha permesso di fare due più due, ma uno meno uno.
Tutto questo discorso perchè?!
Per un solo motivo: ne ho strapiene le palle di tutti coloro che dicono che Rosa è una porca.
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