sabato 15 dicembre 2012

"To play" or "not to play"

Quando diventi grande te ne accorgi solo perchè cominci ad usare parole ed atteggiamenti che, un tempo, hai visto usare prima di te da altri grandi.
Non ti rendi conto di esserlo diventato fino a quando ti trovi a confrontarti con dei piccoli bambini che ti fanno tornare alla tua statura.. e natura.

Il fatto è che, l' errore più grande del genere umano, sta nel dimenticarsi una cosa importante: il dover giocare.
Si, è proprio così. Il difetto più grande dei grandi è che non sanno giocare perchè se ne dimenticano. I grandi non giocano, i grandi anche quando fanno qualcosa di assolutamente giocoso come ballare o fare musica, lavorano.

E allora cominciano a fare le cose più stronze, pensando che sia quello il gioco dei grandi, tipo:
- la cannuccia con cui si fanno le bollicine del latte si sostituisce con la sigaretta, che non fa le bolle ma puzza da morire.
- lo sballo della testa che gira non si produce facendo girare più forte possibile l' altalena ma cercando di bere quantità X di un puzzolente liquido che sa di disinfettante per cristalliere, e la differenza sostanziale tra le due sta: che se nella prima cadevi a terra stordito e ridevi, nella seconda alla fine vai sempre a vomitare dal ponte. Il giorno dopo lo passi da coglione ma va be, che sballo il giorno prima.

Perciò, cari voi grandi che guardate un bambino con aria compassionevole come se non capisse un cazzo, ricordatevi una cosa: che loro sono esattamente come voi, ma sanno fare una cosa mi più: sanno come essere felici davvero.



martedì 4 settembre 2012

Staccati




Una volta che vai avanti -se non è una fase- rassegnati: non tornerai più indietro.
Ti guarderai e ti riguarderai girandoti davanti allo specchio, chiedendoti come avessi fatto a tenere gli occhi bendati fino a quel punto, fino a quel momento.
Quella figura nitida, facile da riconoscere, dai bordi netti, sicuri, ovvi.. si ovvi, come se dovessero per forza essere così, come avevano potuto -fino a quel momento- non essere altrimenti?
No, non tornerai indietro se non sarà solo una fase.
Fisserai la tua illuminazione ad occhi aperti e vedrai nitido il tempo che hai sprecato camminando ad occhi chiusi, o bendati. 
E sarà allora che ti maledirai, per tutte le puttanate che ti hanno insudiciato il cervello.  E sarà allora che la sensazione di nausea non ti farà mai più tornare indietro.
La tua nuova scoperta si insidierà in te e ti farà muovere tra colori che hai sempre conosciuto ma che non hai mai potuto vedere nella loro brillantezza. Sarai incredula per non averli mai assaporati prima, dato che ne sei sempre stata immersa fino al collo.
E sarà allora che ti incazzerai, purtroppo poco ma ti incazzerai inevitabilmente per non aver mai schiaffeggiato quelle parole di fumo che ti hanno nascosto nella nebbia. 
Ma sarà breve, perchè il passato è lontano, e per niente interessante.
E sarà allora che non ti guarderai indietro, perchè ormai quello che dovevi capire lo hai capito: quando ti butti dal dirupo, è proprio allora che devi vincere la paura di chiudere gli occhi.. e cominciare a guardare.

lunedì 30 maggio 2011

Non renderti conto può renderti libero

In certe situazioni non mi rendo conto. Non mi rendo conto di quello che davvero sto vivendo, di cosa mi gira intorno. E per questo non mi agito troppo, provo solo piccole elettricità calde di emozioni, non c'è ansia nelle mie parole, solo sincerità e sorrisi, non di circostanza.

Adoro quando accade. Quando non mi rendo conto di chi ho davanti posso trattare questa persona come un essere umano e non divino. Ed è per questo motivo che sono convinta sia possibile instaurare un rapporto vero con qualcuno, un filo piccolo ma trasparente e resistente, come il nylon. Se tratti l' altra persona umanamente lei tenderà sempre ad impersonificare se stessa, non l' immagine che ormai veste.

Già. Il mio non rendermi conto può far sentire libero anche te.
Il meglio del non rendersi conto è che posso essere al massimo di me stesso e vedere il volto della persona che mi sta davanti, non la sua maschera. Posso vivere la vita senza filtri. Posso vivere un momento vero.


mercoledì 25 maggio 2011

Bucatini mangiati con le mani






Devo ricordarmi di questo giorno, devo ricordar questo casino, devo devo....dd...

giovedì 5 maggio 2011

Per l' uomo che non deve chiedere mai e per le donne che glielo fanno fare.



Devo ancora capire questo tipo di uomo, devo capire che tipo di criceto gli ha mangiato mezza parte di dignità e cervello, questo uomo che si ficca con una birra davanti alla tv senza spiccicare una parola a nessuno dicendo "ho lavorato tanto oggi, merito un po' di santo riposo"... che è lo stesso uomo che, se gli chiedi di smontare una lampadina fulminata, ti dice "lasciami in pace, io durante il giorno lavoro eh, mica mica gioco!!"

Be, cari i miei furbetti cerebrolesi, anche le donne lavorano e se c'è una lavatrice che attende alle 2 di notte, anche se stanca morta, la deve fare pure per voi, perché non c'è nessuno che gliela fa.

Come la mettiamo?


Smettetela di lamentarvi, nullafacenti, e vergognatevi di nascondervi dietro a tradizioni ormai morte.

venerdì 1 aprile 2011

Quello che non dici



Quello che non dico lo esprimo attraverso i miei movimenti, le mie emozioni trattenute,
i miei sguardi, bassi e a volte alti.
Quello che non dico lo esprimo attraverso le mie fobie, o
tramite quei comportamenti che gli altri non tollerano e giudicano estremi ed anormali.

Quello che non dico è assolutamente visibile se qualcuno mi stesse a guardare per un solo istante. E' chiaro, è più evidente di una parola, ma nessuno si ferma ad osservarli: è più economico lasciare trarre le proprie conclusioni da tutti gli altri meccanismi di relazione, così puoi interpretarli a seconda delle tue esigenze.

E' per questo che da oggi preferisco dirti quello che penso tramite il mio corpo, perchè così almeno non ti lascio il tempo di ritorcere le mie parole contro,
magari avrò la possibilità di farmi meno male quando le userai per ricordarmi, per ricordarmi che c'è qualcosa di grande che mi manca davvero.

Non credo che ti lascerò il tempo di farmi male, tanto è inutile parlarti tramite un linguaggio che non conosco neanche bene.



sabato 19 febbraio 2011

La responsabilità di un' archivista.



Profumo di fresco, profumo di nuovo.
In una giornata spensierata decido di aprire un archivio in cui custodisco ciò che ho creato fino a quel momento. Sotto un velo di polvere, decido ti trovarmi a fare i conti con un mondo passato che avevo lasciato a se stesso per un po' di tempo.
Questo, nel frattempo, ha ben pensato di cancellare i difetti più minuziosi che, allora, annebbiavano vagamente la vera brillantezza di questi piccoli gioielli che, seppur impolverati, inaspettatamente li ritrovo a splendere di una lucentezza di cui non mi ero mai accorto.
Ed ecco la paura.. la tipica paura di un cantautore che fa i conti con gli anni passati a far gavetta e a metter da parte gran parte delle canzoni create. Anni di scrittura e trascrittura di emozioni che rimangono sempre vivi anche nelle registrazioni più increspate, nella voce, nei tremolii e nelle armonie. Neppure una smagliatura, neppure una ruga di invecchiamento. Penso ma che belle canzoni. Belle davvero, quelle che ritenevo peggiori, in realtà, erano solo ancora troppo grandi per me, e io troppo piccolo per capirle.
Ed è da qui che comincio a vederle davvero, senza filtri, come un'ascoltatore che le ascolta per la prima volta. Mi chiedo "Ma dove andranno a finire se nessuno le ascolterà mai?".
Penso alla musica che mi sovrasta, mi sento responsabile. Penso "La prossima volta che verrà a trovarmi come le spiegherò che non so se sarò in grado di farle ascoltare a qualcuno?" .
Mi sento responsabile, ed irresponsabile e pure incapace. Sento che mi sgriderà quella prossima volta che verrà a trovarmi, quella prossima volta che si servirà di me per lanciare un messaggio per questo mondo di vivi in cui mi rende sua schiava.
Le dirò "Sai, non è colpa mia. La vita va così ma ti prego, parlami ancora." . So già che non mi risponderà, che con severità mi tapperà gli occhi come tutte le volte, e al mio risveglio mi farà trovare in archivio un nuovo piccolo pezzo del nostro cuore.
Io, sono solo la sua archivista.