In una giornata spensierata decido di aprire un archivio in cui custodisco ciò che ho creato fino a quel momento. Sotto un velo di polvere, decido ti trovarmi a fare i conti con un mondo passato che avevo lasciato a se stesso per un po' di tempo.
Questo, nel frattempo, ha ben pensato di cancellare i difetti più minuziosi che, allora, annebbiavano vagamente la vera brillantezza di questi piccoli gioielli che, seppur impolverati, inaspettatamente li ritrovo a splendere di una lucentezza di cui non mi ero mai accorto.
Ed ecco la paura.. la tipica paura di un cantautore che fa i conti con gli anni passati a far gavetta e a metter da parte gran parte delle canzoni create. Anni di scrittura e trascrittura di emozioni che rimangono sempre vivi anche nelle registrazioni più increspate, nella voce, nei tremolii e nelle armonie. Neppure una smagliatura, neppure una ruga di invecchiamento. Penso ma che belle canzoni. Belle davvero, quelle che ritenevo peggiori, in realtà, erano solo ancora troppo grandi per me, e io troppo piccolo per capirle.
Ed è da qui che comincio a vederle davvero, senza filtri, come un'ascoltatore che le ascolta per la prima volta. Mi chiedo "Ma dove andranno a finire se nessuno le ascolterà mai?".
Penso alla musica che mi sovrasta, mi sento responsabile. Penso "La prossima volta che verrà a trovarmi come le spiegherò che non so se sarò in grado di farle ascoltare a qualcuno?" .
Mi sento responsabile, ed irresponsabile e pure incapace. Sento che mi sgriderà quella prossima volta che verrà a trovarmi, quella prossima volta che si servirà di me per lanciare un messaggio per questo mondo di vivi in cui mi rende sua schiava.
Le dirò "Sai, non è colpa mia. La vita va così ma ti prego, parlami ancora." . So già che non mi risponderà, che con severità mi tapperà gli occhi come tutte le volte, e al mio risveglio mi farà trovare in archivio un nuovo piccolo pezzo del nostro cuore.
Io, sono solo la sua archivista.